Colpita alla testa con una pietra, e fermata con le mani intorno alla gola per poi abusare di lei. Pochi attimi ci sono voluti per ricostruire l’inaccettabile sequenza di cui è stata vittima un’agente che smontava dal servizio e tornava a casa, dopo aver finito il suo turno di servizio 19-24.

Proprio quel turno, che non tiene conto del fatto che per rientrare a casa devi muoverti in città nel cuore della notte, ha permesso a  J.M., 23 anni, del Bangladesh, alto un metro e ottanta, di avere la meglio su di lei una poliziotta trentenne, in una città, che come tante altre offrono sempre meno sicurezza anche a chi della sicurezza è un professionista.

Ormai non c’è più tanta differenza tra zone di periferia e zone centrali, tra parchi e scuole, anche il senso di impunità tra i balordi ormai regna sovrano e chi lavora per strada lo sa bene.

Cara collega, il tuo dolore è il nostro come è il nostro il dolore di ogni donna abusata. Questo articolo è per dirti che non possiamo in alcun mettere parte il senso di sdegno e vergogna che proviamo ogni volta che quello per cui lavoriamo viene calpestato e infangato, ma vorremmo almeno farti sentire la nostra vicinanza, la vicinanza di quegli uomini e donne che come te vestono con orgoglio una divisa.