Condannato con rito abbreviato dalla gup Silvia Perucci a 12 anni e 2 mesi oltre al risarcimento, risulta però nullatenente. Al poliziotto è stato asportato un rene 

È stato condannato a 12 anni e 2 mesi Hassine Hamis, marocchino di 37 anni, oltre a un risarcimento di 150 mila euro per avere tentato di uccidere il Viceispettore della Polizia Christian Di Martino intervenuto per bloccare il lancio di pietre sui treni in corsa alla stazione di Lambrate.

La condanna è arrivata dopo il rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena. Il pm Maria Ripamonti aveva chiesto 13 anni e 4 mesi per tentato omicidio, resistenza, lesioni nei confronti di altri due agenti, porto di coltello, false attestazioni sull’identità, lesioni ai danni di una donna colpita in testa dai sassi lanciati da Hamis, attentato alla sicurezza dei trasporti e danneggiamento di un treno regionale.  

L’imputato aveva reso dichiarazioni davanti alla gup sostenendo di non essersi accorto che si trattava di un poliziotto mentre la giudice aveva già respinto una richiesta della difesa di perizia psichiatrica, ritenendo Hamis non affetto da patologie psichiatriche.  

L’avvocato Massimo Del Confetto commenta: “La questione non è tanto essere soddisfatti o meno della pena, perché comunque nessuno restituirà la dignità della vita al mio cliente, l’ispettore Di Martino, a 35 anni, andrà in giro per tutta la vita con un rene solo e, non essendo prevista una copertura assicurativa per gli accadimenti in servizio, non prenderà mai un euro”.

“In casi come questo – spiega meglio il legale – non esiste alcun risarcimento di danno patrimoniale, cioè, ad esempio, per il mancato guadagno derivate da un’attività che per effetto della patologia Di Martino non potrà più fare. Avrà – continua – un risarcimento non patrimoniale, che va dalla previsione di una pensione privilegiata, a un equo indennizzo previsto dalla legge, ma si tratta di misure tabellari che prevedono tempi lunghi. Mentre – conclude – chi rischia la vita ogni giorno per la collettività dovrebbe essere maggiormente tutelato, invece di doversi pagare addirittura le spese legali”. 

Nella Sala operativa della Questura di Milano continua a essere presente uno striscione con la scritta “Forza Christian” collocato dai colleghi subito dopo l’aggressione e che testimonia la loro vicinanza ma anche quella delle istituzioni e di tantissimi cittadini.