Fragilità emotive, isolamento sociale e comportamenti a rischio: l’adolescenza come terreno delicato da sostenere e proteggere

di Cristina Brasi

La fase adolescenziale, un periodo di intense trasformazioni fisiche, emotive e sociali, è spesso caratterizzata da una marcata conflittualità e da strutture interne ed esterne ancora in fase di maturazione atte a gestirla efficacemente. Questa combinazione può innescare dinamiche complesse che, in alcuni casi, conducono a comportamenti violenti, assunzione di rischi e persino manifestazioni di delinquenza. Un aspetto cruciale da considerare in questo scenario è l’aggressività nelle relazioni tra pari, un fenomeno che negli ultimi anni è stato analizzato in modo sempre più approfondito, estendendo la tradizionale attenzione all’aggressività fisica a forme più insidiose come l’aggressività psicologica.

Questa evoluzione concettuale ha permesso di gettare nuova luce sulle dinamiche di genere all’interno dei contesti di conflitto. Mentre l’aggressività maschile tende a manifestarsi in modi più diretti e fisici, l’aggressività femminile spesso si esprime attraverso modalità più indirette, come la diffusione di pettegolezzi, l’esclusione sociale e la manipolazione relazionale. Comprendere queste sfumature è fondamentale per intercettare precocemente segnali di disagio e potenziali escalation di violenza in entrambi i generi.

Un elemento costantemente presente nella ricerca sul rifiuto tra pari è il ruolo primario dell’aggressività come fattore predittivo. Fin dai primi studi pionieristici sulle caratteristiche di personalità degli studenti emarginati, l’aggressività emerge come un tratto distintivo. La letteratura scientifica successiva ha ampiamente confermato questa correlazione, evidenziando come i comportamenti aggressivi siano spesso una causa e una conseguenza del rifiuto sociale all’interno del gruppo dei pari.

Per comprendere appieno le dinamiche in gioco, è utile interrogarsi sulle caratteristiche che portano uno studente a essere attivamente rifiutato dal gruppo, distinguendole da quelle che conducono invece a una condizione di invisibilità, di ignoranza sociale. In questo contesto, il concetto di “identità scolastica” si rivela particolarmente illuminante. Parallelamente all’identità personale più ampia, gli adolescenti sviluppano un senso di sé specifico all’ambiente scolastico, basato sulle loro interazioni, sui successi e i fallimenti accademici e sulle dinamiche relazionali con compagni e insegnanti.

L’importanza che un individuo attribuisce alla propria identità scolastica gioca un ruolo cruciale nel modulare l’impatto emotivo dell’esclusione sociale o di esperienze negative in ambito scolastico. Gli studenti che investono fortemente nella loro “immagine” scolastica, che si identificano con il loro ruolo di studente e con le loro relazioni all’interno della classe, sono più vulnerabili alle conseguenze negative del rifiuto o dell’isolamento. Un fallimento scolastico percepito, una critica pubblica o l’essere ignorati dai compagni possono minare profondamente la loro autostima e il loro senso di appartenenza, aprendo la strada a problematiche internalizzanti come ansia, depressione e ritiro sociale.

Al contrario, gli studenti che non pongono un’enfasi eccessiva sulla loro identità scolastica potrebbero essere meno sensibili alle dinamiche negative che si verificano in classe. Per loro, eventuali attriti o frustrazioni in ambito scolastico non intaccano significativamente il loro benessere emotivo complessivo, in quanto la loro autostima e il loro senso di valore sono ancorati ad altre sfere della loro vita. Anche il grado di sofferenza legato all’essere ignorato può variare in base a questo investimento identitario. Uno studente che desidera ardentemente l’approvazione dei compagni soffrirà maggiormente l’indifferenza rispetto a uno che non ricerca attivamente l’interazione sociale in quel contesto specifico.

Infine, le differenze di genere nella relazione tra esclusione sociale e comportamenti di ritiro durante l’infanzia rimangono un’area di ricerca complessa e con risultati non sempre univoci. Tuttavia, sembra emergere una tendenza interessante: le differenze tra maschi e femmine nelle risposte emotive e sociali all’esclusione tendono a farsi più marcate con l’avanzare dell’età adolescenziale rispetto all’infanzia. Questo suggerisce che le dinamiche relazionali e le aspettative sociali legate al genere giocano un ruolo sempre più significativo nel modo in cui gli adolescenti percepiscono e reagiscono all’esclusione sociale.

L’adolescenza rappresenta una fase delicata in cui la conflittualità, se non adeguatamente gestita, può sfociare in dinamiche di esclusione e aggressività con significative ripercussioni sullo sviluppo identitario e sul benessere psicologico dei giovani. Comprendere le diverse forme di aggressività, il ruolo dell’identità scolastica e le sfumature di genere nelle risposte all’esclusione è cruciale per sviluppare strategie di intervento precoce efficaci. Promuovere un ambiente scolastico inclusivo, che valorizzi la diversità e fornisca strumenti per la gestione costruttiva dei conflitti, è un passo fondamentale per proteggere gli adolescenti a rischio e favorire una crescita sana e resiliente.