Eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 60 persone per associazione di stampo mafioso

I poliziotti della Squadra mobile di Napoli e del commissariato di Ponticelli hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 60 persone per associazione di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al furto, concorso esterno in associazione mafiosa, tentato omicidio, possesso ingiustificato di armi e ordigni esplosivi, estorsione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, furto e ricettazione.

Gli arrestati sono tutti componenti di due importanti famiglie camorristiche del territorio, in continua contrapposizione tra loro per l’egemonia criminale e il monopolio dei traffici di stupefacenti.

Le indagini, realizzate nel 2021 e nel 2022 hanno permesso di accertare la disponibilità di armi, ordigni, munizioni e locali per la manutenzione degli stessi.

Disponibilità confermata ulteriormente con la scoperta e il sequestro di diversi covi, nella zona del “grattacielo di Ponticelli”, nel Rione Fiat e nell’area delle cosiddette “casa di Topolino”, utilizzati per lo stoccaggio e  il mantenimento delle armi.

I criminali erano inoltre in grado di gestire l’intera filiera dello spaccio, dall’approvvigionamento della droga fino alla distribuzione sul territorio. Il narcotraffico è stato documentato dagli investigatori attraverso diversi sequestri di cui uno di circa 200 chili di sostanze stupefacenti di diverso tipo, oltre ad un laboratorio utilizzato per la raffinazione e il confezionamento del crack e un locale per lo stoccaggio e la preparazione di altri tipi di droga.

I camorristi gestivano anche il monopolio del racket degli alloggi popolari, dove, dietro pagamento venivano affidate le abitazioni a persone compiacenti oltre alle attività di pulizia dei comprensori popolari di Ponticelli, affidati ad affiliati ai quali gli inquilini erano costretti a rivolgersi dietro violente minacce.

Infine, le attività criminose comprendevano le estorsioni mediante il metodo del “cavallo di ritorno” in cui auto e moto rubate venivano restituite ai legittimi proprietari previo l’esborso di ingenti quantità di denaro.

L’enorme giro d’affari degli arrestati è emerso grazie al ritrovamento e al sequestro dei documenti contabili sui quali venivano annotati gli introiti e i movimenti finanziari effettuati.

fonte: poliziadistato.it